Dal 18 febbraio al 25 marzo tornano gli appuntamenti virtuali con il cinema palestinese grazie alla rassegna Al Ard Mara – La terra è donna, organizzata dall’Associazione Amicizia Sardegna Palestina ODV, in collaborazione con Associazione NoArte San Sperate, Casa del Popolo – Bosa e Comune di Gavoi e con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna.
Impossibilitata, a causa della pandemia, a realizzare il Festival del cinema e del documetario arabo e palestinese Al Ard, arrivato a celebrare la XVII edizione proprio ad agosto dello scorso anno, l’Associazione ha deciso di proporre una rassegna di film sulla Palestina diretti da sole registe donne palestinesi.
A partire dal 18 febbraio fino al 25 marzo, ogni giovedì e venerdì sulla pagina facebook del Festival, verranno presentati in diretta film e dibattiti con alcune delle registe palestinesi, che già avevano partecipato nelle scorse XVII edizioni del Festival. La rassegna infatti propone il consueto approfondimento su diverse tematiche legate alla occupazione israeliana in Palestina, e lo fa attraverso lo sguardo e la cinepresa delle donne palestinesi.
Gli argomenti da trattare saranno tanti: dal tentativo di ricostruzione della memoria storica di villaggi distrutti dall’occupazione con i film Emwas. Restoring memories, di Dima Abu Ghoush o Searching for Saris, di Jinan Coulter; si parlerà delle tradizioni e della cultura palestinese con il film Stitching Palestine, di Carol Mansour; o ancora della volontà dei palestinesi di continuare a vivere nella propria terra, semplicemente continuando a esistere e a vivere in luoghi costantemente minacciati da un esproprio israeliano, con i film Coffee for all nations, di Wafa Jamil Espvall o They want them gone, della regista e giornalista Hanaa Mahameed.
Il furto della storia e una memoria familiare violata sono invece i temi dei film The war of ruins (war of antiquities), di Lana Na’eem e On the doorstep, di Sahera Dirbas, quest’ultimo vincitore del Premio Palestina, assegnato dalla giuria della XVII edizione del Festival Al Ard.
Non verrà tralasciato il delicato tema dei prigionieri palestinesi, che verrà approfondito con ben due film Detained dreams di Nisreen Silmi, che racconta la detenzione di quattro adolescenti palestinesi nelle prigioni israeliane; e The bitter ink, di Elia Ghorbia che tratta dell’ancora troppo inesplorato tema della produzione lettararia clandestina palestinese all’interno delle carceri israeline.
Non solo documentari e non solo film. La rassegna si aprirà proprio con un film sperimentale, vincitore del Premio Handala nella XVII edizione del Festival, Memory of the land, diretto dalla regista palestinese Samira Badran che, attraverso l’utilizzo originale del suono e dell’animazione delle immagini, riesce a trasmettere in meno di un quarto d’ora l’angosciosa esperienza del passaggio attraverso i checkpoint, strumenti fondamentali dell’occupazione israeliana nei Territori Occupati.
Seppur in maniera virtuale, la rassegna cercherà di riproporre le atmosfere del Festival. Non mancheranno gli approfondimenti letterari con la presentazione del libro Islam e istruzione delle donne. Studi e testimonianze, a cura di Leila Karami la quale, assieme alle autrici Melissa Fedi e Federica Ponzo, dialogheranno del loro lavoro insieme a Wasim Dahmash e Miriam Abu Samra.
Durante le undici giornate della rassegna troverà spazio anche l’arte visiva non filmica: un video e un incontro con la giovane artista di Gaza, Dalia Abdelrhaman, porteranno lo spettatore a fare un viaggio attraverso l’arte come forma e prodotto della resistenza palestinese.
Immancabile, inoltre, la presenza e gli interventi di Monica Maurer, da sempre madrina e membro della giuria del Festival Al Ard, regista, produttrice ed esperta di cinema palestinese; di Antonello Zanda, membro della giuria del Festival e direttore del Centro Servizi Culturali della Società Umanitaria – Cineteca Sarda di Cagliari e Alessandra Piras, esperta di cinema che collabora all’organizzazione di grandi eventi culturali quali il Cagliari Film Festival Itinerari cinematografici tra fiction e documentario, Campidano Film Festival e Festival Marina Cafè Noir.
Il filo conduttore della rassegna, dunque, sarà la testimonianza e la trasposizione cinematografica dell’occupazione della Palestina, grazie allo sguardo e alla professionalità di undici registe, impegnate a documentare, rielaborare e a divulgare il furto della propria terra, in atto ormai da oltre 70 anni.
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Il programma: